Una voce mai scontata…
Ormai così abituati alla tecnologia, tanto precisa e puntuale, ci dimentichiamo spesso della bellezza dei suoni manuali e naturali anzi, a volte ci danno persino fastidio… E così accade anche per il suono delle nostre campane che aspettiamo di sentire prima di uscire di casa, prima di entrare in biblioteca, prima di iniziare un lavoro, ma che poi non sappiamo gustare quando sono suonate sui passi di qualche melodia religiosa o cantata popolare.
Il suono delle campane, uno degli strumenti liturgici più antichi rivolti a tutti, tanto a chi sta dentro quanto a chi sta fuori. Quelle campane che negli anni hanno scandito momenti importanti della vita civile e religiosa dei nostri paesi e delle nostre parrocchie, che hanno segnato momenti tristi, gioiosi o di festa delle nostre vite familiari, come la morte di un nostro caro o le nozze di qualche parente. Un suono a volte così scontato o così poco amato che magari, quando non c’è, nemmeno se ne sente la mancanza.
Eppure le campane, con la loro voce squillante e puntale, ci ricordano a chi dev’essere rivolta la nostra vita che talvolta si trova immersa nel frastuono assordante del mondo. La meta è il cielo, è Dio, al quale le campane alzano la loro voce nei vari momenti della giornata, a ogni ora per scandire il tempo come dono prezioso che ci viene fatto, prima della celebrazione delle Sante Messe durante le quali Dio si fa cibo per noi, al termine di un funerale quando un’anima vola in cielo, quando Dio si fa uomo con il canto del Gloria nella notte di Natale e quando risorge a Pasqua.